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giovedì 9 agosto 2012

Paese natio


Negli ultimi giorni siamo stati molto occupati nel fare la spola tra un parente e l’altro che volevano assolutamente conoscere Cookie.

Ma come, vi spostate voi? Ebbene sì. Vuoi perché i parenti in questione sono un po’ in là con gli anni, vuoi perché siamo una coppia che non trova pace in un solo posto e coinvolgiamo Cookie in questa nostra frenesia.

E allora eccoci a fare avanti e indietro da casa dei miei suoceri al mare a casa dei miei genitori nel loro paese natio.

I Nonni A sono di un paesino del basso Lazio. Lo stesso di Bisnonna (che farebbe A pure lei perché il caso ha voluto che tutti i loro nomi iniziassero con la prima lettera dell’alfabeto, ma siccome c’è solo lei di bis, non è necessario operare specificazioni di alcunché).

Il paesino non è lontano da Roma e ci vivono tutti i parenti dei miei. Tranne 4, molto importanti ma molto lontani. L’unico fratello di Nonno A, la moglie e i miei 2 cugini. Loro abitano al nord, che più nord non si può, se contiamo solo l’Italia.

Quando ero piccola, loro 4 scendevano tutte le estati e stavamo insieme tutto agosto. Mi ricordo che io e i miei cugini ci amavamo poco e odiavamo molto. Un po’ perché io ero l’unica femmina ed ero spesso esclusa dai giochi, un po’ perché loro erano completamente l’opposto di tutto ciò a cui la mia famiglia era abituata.

L’esemplificazione per eccellenza era il tavolo imbandito per la cena. Da un lato – il loro - yogurt, formaggini, brodo e fettine di carne sottilissima che ci potevi vedere attraverso. Dall’altro – quello mio e dei miei fratelli - prosciutto crudo, wurstel, mozzarella, patatine fritte e fettine panate come se piovessero.

Da un lato, mio cugino che si lamentava della sfoglia di carne “è troppo doppia mamma e io non la mangio. Solo brodo per me!”, con mia zia che gli rifaceva un’altra fettina sperando che la mangiasse. Dall’altro, mio fratello che minacciava di mangiare solo le patatine fritte e mia mamma “Se non mangi anche il resto puoi pure andare a letto senza cena, che non ti fa male. E se non la smetti di frignare ti sculaccio con il mestolo”.

Insomma una convivenza difficile, che con gli anni si è diradata, fino a scomparire. Un po’ perché siamo cresciuti e avevamo i nostri amici con cui passare l’agosto, un po’ perché gli zii, causa acciacchi vari, non ce la facevano più a farsi il viaggio.

Quest’anno però avremo un revival. A singhiozzo, ma ce lo avremo. 

Prima sono scesi i miei zii, e quindi pure noi.

Prossimo w-e arrivano anche i miei cugini, che come dice Fratello G “è dal ’96 che non si vedono, tocca che ci siamo tutti”.

E allora sabato riandiamo anche noi, con somma gioia di Bisnonna e di mio padre.
Eh sì, perché tutto questo sbattimento è valso 1 minuto per me. 1 che mi ha riempito il cuore. Quando mio padre mi è venuto incontro mentre scendevo dalla macchina con in braccio Cookie. Lo ha preso e l’ha portato a farlo vedere a mio zio dicendogli con dolcezza e orgoglio “eccolo qui, guarda quanto è bello” e mio zio, scrutandolo, “è proprio bello, bello veramente”. 
Non è stato il complimento a colpirmi, ma la complicità con cui si sono guardati e parlati. La stessa che io condivido con i Fratelli G e C e che ti fa capire che è frutto di una storia lunga una vita, che ti unisce anche se la stessa vita mette km di distanza.

Ora sono curiosa di vedere come andrà la rimpatriata, chissà come sarà imbandita la tavola dopo tanti anni. Vi farò sapere.

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